Praga 6, il distretto del Dukla: leggenda, lacrime e Palloni d’Oro del calcio boemo

di Emiliano Storace

Praga 6, è il più grande distretto della capitale ceca. E’ una delle zone più popolari della città ma non per questo priva di storia e di fascino. Anche i suoi abitanti sono cittadini particolari, perchè nonostante siano lontani dal centro della città, vanno fieri come nessuno di esserne stati i difensori durante la seconda guerra mondiale. Perchè proprio in quegli anni bui, nel 1944, nel nord di Praga si svolse una delle battaglie più cruente e sanguinose, dove ben 23.000 soldati sovietici e cecoslovacchi, persero la vita per scacciare i tedeschi e riconquistare il passo di Dukla. Ma se capitasse di parlare con qualche anziano signore del posto, il nome Dukla potrebbe riaccendere in lui vecchie emozioni di un passato ricco di gloria, odio e dissapori.

Un nome che sa quasi di leggenda, di mito o addirittura, al contrario, di un passato che nessuno vorrebbe più ricordare. Ma le leggende si sa, non muoiono mai. E nelle stradine del quartiere fino ad arrivare allo stadio Ja Nulisce, si respira ancora un pizzico di quella maestosità e di quelle gesta calcistiche, che trasformarono Praga 6 nella scintillante casa del calcio cecoslovacco. Perchè il Dukla Praga ha rappresentato per più di trent’anni, la forza coercitiva del potere russo in Cecoslovacchia, dove chiunque venisse da Mosca poteva fare e disfare ciò che voleva. Nel 1947 il calcio boemo e non solo, vennero letteralmente sconvolti dalla nascita di questa nuova realtà calcistica, che nessuno voleva ma che tutti dovettero accettare per forza. E se per i più giovani è forse solo una leggenda, per chi ha vissuto quei duri anni del dopoguerra a nord di Praga, il Dukla è un pezzo di storia reale che racchiude in sé disprezzo e orgoglio allo stesso tempo. In pochi mesi la squadra del governo diventò il club più importante della Cecosclovacchia.

url-1Il compito fu facilitato da varie leggi, una su tutte quella che obbligò chiunque avesse fatto il servizio militare ad entrare direttamente nelle fila del Dukla (all’inizio Armádní Telocvicný Klub – Club dell’Esercito di Ginnastica) anche se facessero parte di altre squadre. In soli quattro anni arrivarono nel distretto 6 di Praga i migliori calciatori del paese che portarono inevitabilmente alla conquista del primo storico campionato cecoslovacco (1953). Il Dukla venne inserito di forza nella massima serie calcistica del paese ma non riuscì mai nell’impresa di entrare nei cuori della gente, che nonostante i successi vedevano in lei la dittatura del potere sovietico. Nulla cambiò neanche quando nel 1953, arrivò a vestire la maglia giallorossa del Dukla Josef Masopust, il più grande calciatore ceco di tutti i tempi. Dal ’53 al ’67, il genio di Most portò il Dukla a vincere ben 8 campionati e 3 coppe cecoslovacche, diventando eroe e orgoglio di una nazione, quando nel 1962 in Cile, guidò la nazionale in finale di Coppa del Mondo, dove solo il Brasile di Pelè riuscì ad interrompere un sogno.

Ma una stella lascia sempre il segno, perchè quando giochi al calcio in maniera sopraffina, anche un mito come Pelè può venire a ringraziarti a fine gara per aver giocato contro di lui. Il Pallone d’Oro vinto nel ’62 superando Eusebio, lo consacrò agli occhi del mondo. Anche il Dukla inevitabilmente, raccolse gran parte della notorietà del suo campione. Il club volò addirittura oltreoceano per partecipare all’International Soccer League negli Stati Uniti, mentre in Europa iniziò ad entrare lentamente nell’elite del grande calcio. Ma tradizione calcistica e blasone, non si comprano al supermercato. Così, come successe alla nazionale cecoslovacca nei campionati del mondo del ’34 e del ’62, anche il Dukla a livello internazionale arrivò sempre ad un passo dalla vittoria finale senz mai conquistarla.

Ma nonostante l’odio della gente per quel nome, gran parte del paese si emozionò e spinse il Dukla verso la semifinale di Coppa dei Campioni del 1967, dove solo il grande Celtic di Stein riuscì ad eliminare Masopust e compagni. Uguale sorte toccò nella Coppa Uefa del 1979 e soprattutto nel 1986 in Coppa delle Coppe, dove nuovamente in semifinale la cavalcata del Dukla si fermò al cospetto della meravigliosa Dinamo Kiev di Lobanov’sky. Fu l’ultimo lampo di gloria, perchè la parabola del grande Dukla, volgeva al termine insieme a quella del comunismo. Senza l’appoggio di Mosca, la squadra nel 1993 venne retrocessa nella quarta serie calcistica della neonata Repubblica Ceca. Ufficialmente fu per motivi economici, anche se in realtà era un intero popolo che ne chiedeva la scomparsa. Praga 6 ritornò nell’anonimato, cercando di scrollarsi di dosso, quasi fosse un purgatorio, quell’immagine di un passato da dimenticare. Solo nel 2011 la squadra ritornò nella massima serie, grazie alla volontà di un imprenditore locale che sette anni prima ne volle riaccendere il mito. Ma il Dukla adesso è rispettato e ammirato per quello che è, non più per quello che rappresenta. Allo stadio Ja Nulisce, sotto le note di “All i want for christmas is a Dukla Praga away kit” degli Half man half biscuitci sono in media 18.000 spettatori, a volte anche 25.000. Negli anni sessanta erano appena 9.000, per lo più costretti e mai innamorati davvero. C’è qualcosa di speciale però in questa squadra, che anche se ha rappresentato una meteora o una stella cadente, è riuscita ad illuminare di leggenda questa città e questa nazione come nessun altra.

E’ una strana magia, che nel 1991 con il club vicino al fallimento, portò a vestire la maglia del Dukla un ragazzone biondo e indemoniato che si chiama Pavel Nedved, secondo Pallone D’oro nella storia della Cecoslovacchia dopo Masopust. Sarà forse per questo che ogni domenica tanti bambini prima di entrare allo stadio, passano a salutare la statua di Masopust che fa bella mostra sotto la tribuna dello Ja Nulisce. Un sorriso, a volte un abbraccio, quasi a voler respirare un pò del mito di quegli anni. E lui sempre li, sguardo fiero e testa alta, con indosso una maglia che racchiude in se una lunga storia di calcio, politica, guerra e palloni d’oro.

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